Il 25 settembre del 1962 ci fu una grave alluvione nella zona del Vallés, in Catalogna, in Spagna. Morirono centinaia di persone. Con un impressionante gesto creativo e innovativo, Salvador Dalì ha matericamente preso quella terra per comporre il Cristo del Vallés: quei grumi densi e dolorosi di una terra che ha portatomorte… disegnano progressivamente, faticosamente la forma stessa del corpo di Gesù… che diventa egli stesso paesaggio e passaggio (appunto, Pasqua)… fino al volto che, luminoso, sgombro dalla polvere della terra, apre e riapre uno squarcio di luce, ricomponendo nella pace la sofferenza e la solitudine.
È questo il nostro augurio di Pasqua: immersi nella terra dolente di questa nostra umanità al tempo di questa grave pandemia, nell’impotenza e nella solitudine che ci attraversa, lasciamo trasparire dentro i nostri stessi corpi martoriati la luce del Volto di Colui che ha vinto la morte. Con le lacrime agli occhi e con le ferite sul corpo, non ci lasceremo rubare la Speranza. Gesù è davvero morto ed è davvero risorto.
Se ci crediamo, insieme, davvero ce la faremo. Perché Lui è con noi.
Don Raffaele, Giovanni, Davide e Paolo