Come Ufficio per l’Educazione, la Scuola e l’Università di Brescia affidiamo quanto vogliamo esprimere negli auguri di Natale di quest’anno al dipinto di Salvador Dalì Madonna di Port Lligat (1950, Minami Art Museum – Tokyo).
Il particolare rappresentato ci annuncia – con una potenza inedita nella storia dell’arte e con una ineguagliata precisione teologica e spirituale – che il Verbum caro factum est è, sin da subito, il Verbum panis factum est e che tutto questo si compie solo attraverso la disponibilità di una ragazza, Maria (che nel dipinto ha il volto di Gala).
Maria, infatti, si è fatta tutta trasparente, si è aperta, si è lasciata attraversare nella sua carne dal soffio dello Spirito, svuotandosi per lasciarsi riempire: è attraverso di lei, attraverso la porta/finestra di carne della sua storia, che l’Incarnazione si è potuta avverare.
Per questo emerge (come uscito dall’attraversamento di quella porta/finestra) il Bambino, il quale è – contemporaneamente – l’Apertura di Dio nei confronti dell’uomo, la presenza forte e tenera dell’Altissimo, Colui che, mite, sorregge il mondo e apre i sigilli del Libro della Vita e della Storia.
Ma tutto ciò si compie nel Pane spezzato, che è la Verità di questo Bambino, che si è svuotato di sé per lasciare spazio al Padre, che ha detto la sua Identità nello spezzare la sua vita offrendola come cibo per il cammino dell’uomo: per questo emerge in primo piano (in questo gioco di aperture tra il Cielo, la Madre e il Bambino) il Pane, perché luogo in cui la verità di Dio in Cristo si rende finalmente accessibile (e commestibile) all’uomo fino al suo estremo d’amore, in quel dono in Croce che le gambette del Bambino già disegnano sul manto della Madre.
Ha perfettamente ragione Dalì: tutta la verità di questa Bellezza era già segnata nella nascita a Betlemme. Perché Betlemme significa “casa del pane”.
Et Verbum caro factum est… et Verbum panis factum est.
